10FA. La Faggeta Vetusta di Coppola di Paola e Cozzo Ferriero

La faggeta di Cozzo Ferriero e della Coppola di Paola per me è uno degli ambienti più straordinari del Parco Nazionale del Pollino, forse la foresta di faggio più bella dell’intero massiccio. È un luogo in cui il tempo sembra rallentare: faggi colonnari, alberi ultracentenari, ceppaie monumentali, tronchi schiantati e lasciati al loro naturale destino costruiscono un paesaggio forestale autentico, complesso, profondamente selvaggio.

Propongo questo itinerario da molti anni, perché già attraverso l’osservazione diretta avevo colto il carattere eccezionale di questa faggeta, ben prima che fosse riconosciuta come Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Camminare qui significa entrare in un ambiente integro, dove il bosco si esprime senza mediazioni e ogni dettaglio racconta una storia lunga secoli..
L’escursione può essere affrontata secondo diverse combinazioni di percorso, senza che una sia più importante o significativa di un’altra. Si può salire dalla Timpa dell’Orso, da Colle del Dragone o da Colle Ruggio; si può raggiungere la vetta della Coppola di Paola (1919 m) oppure evitarla, proseguendo verso Cozzo Ferriero e lungo la cresta dei Monti dell’Anticristo, per poi attraversare Pian Morfino, Lordicheto o Marolo, toccando pendii, dorsali e valloni che offrono scorci ancora poco frequentati e spesso sconosciuti.
Nessun percorso è esaustivo. Alcuni tratti sono fuori sentiero e richiedono attenzione, esperienza e capacità di lettura del terreno. Non tutto può essere visto in una sola escursione e ogni stagione restituisce una faggeta diversa: la primavera con il risveglio del sottobosco, l’estate con la frescura e il silenzio profondo, l’autunno con i colori e le foglie che cadono, l’inverno con la neve che ridisegna forme e volumi.
Il mio legame con questi luoghi nasce da bambino. La Coppola di Paola, con il suo profilo piramidale, era un punto di riferimento costante nell’orizzonte, un segno che mi faceva sentire a casa. Ricordo i pomeriggi trascorsi sulle scale di casa di mia nonna, ad osservarla prima del tramonto, e i racconti sui boschi: storie di lupi, briganti, teleferiche, lavori forestali, fragole e lamponi. Guardando la faggeta che la ricopriva, osservavo il mutare delle stagioni e mi incuriosiva profondamente quel colonnato di faggi che corre lungo la doppia cresta di Cozzo Ferriero.
Accompagnare qui significa camminare ascoltando la foresta, riconoscere le differenze tra i vari lembi di faggeta e leggere i segni del passato e del presente. Le prime esplorazioni degli anni ’90, le osservazioni sugli alberi patriarchi, sulle ceppaie monumentali e sui tratti rimasti intatti fanno oggi parte del percorso tanto quanto i sentieri stessi. Ogni uscita è diversa, perché diverso è il bosco e diverso è lo sguardo con cui lo si attraversa.
Qualunque sia il punto di partenza o di arrivo, questo itinerario non offre scorci “principali” e tratti secondari: ogni passaggio ha pari dignità, perché ogni angolo conserva una propria storia. È un’esperienza che unisce natura, memoria e osservazione, trasformando l’escursione in un viaggio dentro la foresta e, allo stesso tempo, nel tempo.
Questa faggeta conserva segni evidenti della storia locale: terrazzamenti agricoli, antiche mulattiere, resti di teleferiche utilizzate per il trasporto del legname e sentieri legati alla pastorizia. Fa parte della memoria del luogo anche il rito arboreo della “Pitu” di Rotonda, che a mio avviso racconta meglio di ogni altra cosa il legame profondo tra la comunità e la foresta.
Tra le specie vegetali più interessanti, oltre al faggio, che ho osservato personalmente nel corso degli anni segnalo:
  • Tasso (Taxus baccata) – presenza storica nelle faggete
  • Olmo montano (Ulmus glabra) – relitto di biodiversità montana
  • Tiglio (Tilia spp.) – specie molto rara
  • Acero di Lobelius (Acer lobelii) – acero di grande valore naturalistico
  • Aconito (Aconitum lycoctonum) – la “lupara”, specie tossica
  • Digitale (Digitalis ferruginea) – tossica, storicamente usata in cardiologia
  • Spino cervino (Rhamnus alpina)
  • Caprifoglio alpino (Lonicera alpigena)
Questi elementi naturali, insieme ai segni lasciati dall’uomo nel tempo, completano il racconto di una foresta che non è solo un ambiente di eccezionale valore ecologico, ma anche un paesaggio vissuto, attraversato, osservato e custodito per generazioni.
 
Località di partenza: Piano Pedarreto, Colle del Dragone, Colle Ruggio

Per informazioni: Telefono 347.26.31.462 oppure a guida@viaggiarenelpollino.it

Attenzione: come gli altri percorsi riportati sul sito, si tratta di "itinerari guidati" da Giuseppe Cosenza non di percorsi segnati. Non ci assumiamo responsabilità nei confronti di chi seguendo le nostre descrizione ritiene di poterli percorre autonomamente.
Difficolta: difficile - Dislivello: 569 m – Durata: 6 h – Lunghezza: 9 km

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Legenda

Le nostre escursioni si dividono in 3 categorie:
  • Verdi - Non siamo allenati. È la prima volta che pratichiamo l’escursionismo in montagna. Abbiamo bambini alla loro prima esperienza. Siamo una scuola. Abbiamo scarpe da ginnastica e da trekking.
  • Gialle - Andiamo spesso in montagna ma non vogliamo/possiamo fare percorsi accidentati con sentieri sconnessi. Andiamo spesso in montagna e i nostri bambini sono abituati a camminare. Siamo una scuola con esperienza di trekking. Abbiamo scarpe da trekking o buone scarpe da ginnastica.
  • Rosse - Andiamo spesso in montagna. Siamo abituati ad affrontare sentieri difficili e siamo attrezzati contro le cattive condizioni climatiche. Abbiamo scarpe da trekking.